Il lazzo della mosca e altre storie

Il lazzo della mosca e altre storie

REGIA: Fabio Mangolini

24 Luglio 2021, 18:00

L’arte non ha confini. Si espande, penetra negli interstizi, si radica negli spazi liminali per aprirli, frantumarli. L’arte travalica le separazioni artificiose e crea ibridazioni, scambi, incontri, spesso non voluti, non richiesti, ma che si insinuano fino a mimetizzarsi. L’arte è “zona di confine”, area permeabile in cui si mescolano linguaggi, poetiche. L’arte è “area di razzie” in cui il “furto” non vuol dire saccheggio o spoliazione, ma nuova fonte di ispirazione, germinazione di novità. Così è il teatro, arte dell’incontro. E lontani da un teatro delle nazioni dobbiamo invece pensare ad una più estesa nazionalità del teatro che, in termini storici, potrebbe ricondursi ad una sorta di “transnazionalità”. Possiamo parlare di “teatrogrammi”, unità drammatiche e drammaturgiche, unità compositive, ma anche di “teatremi”, unità di gioco drammatico, segreti del mestiere dell’attore, che si diffondono in un’epoca impollinando luoghi e, soprattutto, persone. 

Lo spettacolo che ci propone Fabio Mangolini, “The Lazzo of the Fly and other stories”, è un viaggio in questi rapporti, un percorso alla scoperta di personaggi che si diffondono in tutta Europa fra la fine del XVI e l’inizio del XVII secolo, una passeggiata nei mestieri dell’attore condivisi. 

Potremo continuare ad interrogarci ancora per secoli se William Shakespeare abbia conosciuto o meno le compagnie di commedianti italiani che viaggiavano per l’Europa dalla seconda metà del Cinquecento diffondendo un teatro di successo, eppure sicuramente William Shakespeare, che le conoscesse o meno, ne fu permeato: nelle modalità compositive, nell’apporto dei suoi migliori e più fedeli attori comici come William Kemp. Azzardato e poco interessante sarebbe immaginare convergenze tra il Bottom del Midnight Summer Dream e uno Zanni o tra il Dogberry del Much Ado about Nothing e un Dottore della Commedia dell’Arte o ancora tra Schylock del Merchant of Venice e Pantalone (tra l’altro tutti e due ebrei e veneziani). Eppure, in un modo o nell’altro, quel teatro era proprio del suo tempo e i rapporti, le connessioni, le impollinazioni sono costanti. 

Durante lo spettacolo, un viaggio avventuroso nella Commedia dell’Arte e nei suoi personaggi, si farà continuo riferimento alla sua diffusione e alle sue costanti metamorfosi nel teatro europeo e delle sue possibili relazioni con l’universo shakespeariano. Commedia dell’Arte come spazio dell’ibridazione, il luogo fisico degli incroci e delle mutazioni, materiale organico da plasmare e da utilizzare in scena, per la scena: il teatro dei professionisti che utilizzavano al meglio tutte le loro abilità; la maschera come sinonimo di stock character; la varietà linguistica e quindi la diversità delle sonorità; il repertorio e l’abilità dell’attore di farne uso (l’improvvisazione); gli scenari come forma drammaturgica prototipica; l’interconnessione fra aspetti drammaturgici e capacità performative; e, infine, il primato del palcoscenico ovvero dell’incontro con il pubblico. 

Video

Galleria