Lo stupro di Lucrezia
INTERPRETI: Elena Pellone
MUSICHE: Katherine Abbott, Simon Kemp.
PRODUZIONE: Elena Pellone
Quando: 24 luglio 2021, 18:00
L’attrice Elena Pellone si esibirà in una performance drammatica del commovente poemetto narrativo di Shakespeare Lo stupro di Lucrezia.
Il palcoscenico minimalista si rivestirà di un vecchio abito di velluto rosso da music-hall ottocentesco. Alle luci della ribalta e a lume di candela, interrogheremo le ombre proiettate dai miti che popolano la nostra storia e il nostro inconscio, e che continuano a riproporsi, inquietanti. Lanceremo un incantesimo: guardando nello specchio del passato vedremo noi stessi nella luce spietata del nostro futuro. Il dramma è un atto di accusa della cultura dello stupro, del perpetuarsi incessante dell’adorazione femminile, della misoginia e della vergogna. Lo spettacolo darà spazio alle storie di chi sopravvive. Nessuno vince sotto lo sguardo tagliente di Shakespeare sul possesso, lo stupro, il desiderio perverso e il vano desiderio di profitto.
“E così, sperando di più ha solo di meno, o, di più guadagnando, il profitto dell’eccesso è solo sazietà e ragione di tali dolori che, ricco ma povero di questo guadagno, fa bancarotta.” Lucrezia sente che l’unica scelta è il suicidio. Possiamo cambiare questa storia?
Nota a The Rape of Lucrece di Dympna C. Callaghan, Syracuse University, New York
Il poemetto narrativo di Shakespeare The Rape of Lucrece fu pubblicato per la prima volta il 9 maggio 1594 e dedicato al Conte di Southampton, mecenate del poeta. Questo epillio ha come oggetto uno stupro storicamente avvenuto, quello perpetrato da Sesto Tarquinio, figlio dell’ultimo re di Roma, Tarquinio il Superbo, a Lucrezia, casta matrona romana, intorno al 509 a.C. Lo stupro e il successivo suicidio di Lucrezia suicidio derivatone di fatto portarono alla dissoluzione della monarchia, inaugurando la Repubblica.
Questa storia era stata raccontata molte volte, in particolare dallo storico romano Tito Livio (Ab Urbe Condita), da Ovidio (Fasti), da Boccaccio (De mulieribus claris)e da Chaucer (The Legend of Good Women). Prima di Shakespeare, la storia di Lucrezia era stata rappresentata come una narrazione a carattere fondativo per la nascita della Repubblica romana), di solito come una specie di tragedia politica, una colpa propiziatrice di una nuova fase storica. Shakespeare ne fa una storia che riguarda solo incidentalmente la fondazione della repubblica, spostando invece l’attenzione sulla violenza contro un’identità femminile che è vista come una questione politica per sé stessa fondativa, piuttosto che come metafora di un evento politico. Pertanto, Shakespeare ricolma la persona di Lucrezia di un’umanità assente nelle fonti, soprattutto grazie alla sua capacità di articolare con abbondanza di espressioni il proprio dolore e di dare un nome all’oltraggio subito.
Vi è una corrispondenza allarmante tra la questione centrale sollevata dal poemetto – i modi in cui si parla della violenza sessuale – e sul come denunciare i Tarquini di oggi: si pensi, ad esempio, a movimenti come il ‘Me Too’ e ‘Balance ton porc’, che hanno permesso alle donne che hanno subito violenza di parlare ed essere ascoltate. In The Rape of Lucrece,lo stupro stesso è rappresentato come un atto di silenziamento:
For with the nightly linen that she wears
He pens her piteous clamors in her head
Di fatti, la lotta di Lucrezia per poter comunicare lo stupro subito occupa gran parte del poemetto:
Sometimes her grief is dumb and hath no words;
Sometimes ’tis mad and too much talk affords.
Mentre osserva la figura di Ecuba in un dipinto rappresentante la distruzione di Troia, Lucrezia giura che l’artista “did her wrong / To give her so much grief, and not a tongue”. Se secondo la famosa massima di Marshall McLuhan “il medium è il messaggio”, allora il vero significato del poemetto shakespeariano è testimoniato dallo stesso numero di versi (1035) nei quali Lucrezia reagisce all’oltraggio perpetrato contro il suo corpo, rispetto ai 686 versi che portano allo stupro e ai 132 dedicati a ciò che accade dopo la sua morte. Naturalmente Shakespeare fu limitato dal contesto storico, così la sua Lucrezia non può uccidere il proprio aggressore o sopravvivere al tormento – tuttavia, il fatto che lei possa raccontare la propria storia, e lo possa fare in maniera particolareggiata, è di grande importanza sia dal punto di vista letterario che storico. Come si è espressa la Dott.ssa Barbara Ziv, esperta di psichiatria forense, quando fu chiamata a fare da consulente nel caso Harvey Weinstein nel gennaio del 2020: “Non sono certa di poter individuare una sola vittima di violenza sessuale che non si sia sentita umiliata o, in una certa misura, in colpa, o che non si vergogni profondamente dell’accaduto. Questo è uno dei motivi per i quali così tante donne non contattano la polizia: quando lo si fa, si perde controllo della propria storia e la propria esistenza può finire in una spirale distruttiva”.